7 caratteristiche che non possono mancare in un uomo chiamato al sacerdozio

Nella mia vita ho ascoltato una grande diversità di opinioni su come debbano essere i candidati al sacerdozio, il loro comportamento prima di entrare in seminario e la necessità di una vita irreprensibile. Molti credono che chi sente la chiamata di Dio non sia mai mancato a Messa, sappia il cantorale a memoria e abbia una famiglia santa. Ora vedremo che non è proprio così.
Chi è stato chiamato al sacerdozio…

Non c’è da scandalizzarsi. Tutti siamo peccatori per il solo fatto di avere la macchia del peccato originale. Forse Dio sceglie i più “puliti” del suo gregge per chiamarli? Sappiamo che molte volte non è così. Abbiamo il caso di Matteo, il pubblicano che raccoglieva le imposte per Roma. Era chiamato “traditore” da tutti. Le persone non lo accoglievano in casa propria e lo rifiutavano. Pensavano che avesse tradito il suo popolo rendendosi complice degli abusi indiscriminati dei romani nei confronti del popolo ebraico. Sì, Matteo poteva essere rappresentante di tutto il male che volevano, ma questo non ha impedito che Gesù si avvicinasse a lui con amore e lo chiamasse a sé. “Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori a convertirsi” (Luca 5, 32).

Suone bene, ma non è facile da spiegare. Il seminarista lascia tutto – la famiglia, gli amici, i progetti, gli studi… insomma, abbandona tutto per andare dietro al Maestro. Chiediamoci: “Com’è possibile che faccia questo? E se fosse la confusione di un momento?” Può essere, ma oserei dire che nessuno lascia tutto per “qualcosa” in cui non crede. La vocazione al sacerdozio nasce da un’esperienza con Gesù, nasce da un incontro faccia a faccia con Lui. Si lasciano la famiglia e il contesto per stare “da soli con Dio”. Serve la riflessione personale, dare un tempo a Dio per asccoltarlo e verificare se si tratta di un’ispirazione divina o meno. Si lascia tutto per una realtà che esiste e rimane dentro che a volte non si riesce a spiegare.

È un tema molto discusso, sul quale bisogna chiarire alcuni punti. L’uomo è uomo per natura. Dio chiama un uomo al sacerdozio proprio perché è un uomo, non aspetta che diventi una pianta o un microbo. Si aspetta che sia quello che è, un essere creato a sua immagine e somiglianza. L’uomo è per natura attratto dalle donne, non può farne a meno, ma può impegnare la sua vita in un’unica relazione. Quello che accade a un sacerdote è molto simile al matrimonio. Quando il marito si unisce alla sua sposa, rinuncia a tutte le donne tranne una, la moglie. Il sacerdote, quando si “sposa” con Dio, rinuncia a tutte le donne e anche a quell’“una” che potrebbe avere. Quel luogo lo occupa Dio. Il sacerdote si sposa con Dio, si impegna davanti alla Chiesa con Lui per rendere feconda la sua vita sacerdotale, avvicinando molti a Dio.
4. Non abbandona la paternità



Nessuno è perfetto, neanche il sacerdote. Il sacerdozio non toglie l’umanità al sacerdote, che continua ad essere uomo, continua a vivere sulla terra, continua a sbagliare, continua a prendere decisioni sbagliate. È normale come qualsiasi essere umano. Il suo desiderio di perfezione, di raggiungere Dio, non nasce da un’idea qualunque, da un superamento personale, ma da Dio stesso.
7. È pienamente felice
Queste sono solo alcune delle caratteristiche che possiamo elencare riguardo a quanti sono stati chiamati al sacerdozio. Ora tocca a te vivere l’esperienza dell’amore pieno. Non fermarti all’opinione della gente. “Avvicinatevi a Dio ed egli si avvicinerà a voi” (Giacomo 4, 8).
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